Gli invisibili della questione Rockwool











































Si definiscomo 
"
gli invisibili della questione Rockwool", poichè mai inseriti nella vertenza: i sindacati non hanno mai fatto  capire quale sia realmente la loro posizione e non hanno mai fissato un incontro con gli assessori competenti.
Essi ritengono di avere gli stessi diritti dei 54 lavoratori che alla fine di dicembre sono balzati all'attenzione dei media locali e nazionali, senza che mai una volta fosse fatto cenno ai somministrati, a cui è toccata sorte ben peggiore: la totale cancellazione, che per tre anni ha fatto sì che rimanessero inascoltati da tutti.







Con un sindacato impegnato, con la scusa (istituzionale) di tutelare i lavoratori, ad entrare nella Cabina di regia  del Piano Sulcis (circa 450 milioni di euro), le forme di lotta estrema sono un utile zerbino a quest'impresa.  Intanto nessun sindacato del nostro territorio ha portato nei tavoli la loro vertenza. Tavoli apparecchiati dalla politica, con sindacalisti-camerieri pronti a servire solo a certi lavoratori i diritti cucinati per loro, solo per loro!


I lavoratori in somministrazione godono degli stessi diritti e delle stesse libertà sindacali dei lavoratori dipendenti, a partire dallo Statuto dei lavoratori. Possono perciò:
-organizzarsi in un sindacato, con sottoscrizione di delega;
-eleggere i propri rappresentanti;
-riunirsi in assemblea – durante l’orario di lavoro – con i lavoratori dell’impresa in cui sono in missione o solo come lavoratori in somministrazione.
MA NON HANNO IL DIRITTO DI ESSERE INSERITI IN PIANI DI TUTELA E REINSERIMENTO LAVORATIVO COME PER GLI ALTRI LAVORATORI?
Edizione di sabato 12 gennaio 2013 - IglesiasMario Musa: è stato ingiusto escluderci dall'accordo per la stabilizzazioneGli invisibili della Rockwool«Noi, lavoratori interinali senza ricollocamento»A differenza degli ex dipendenti diretti della Rockwool (cui la Regione ha promesso un contratto a tempo determinato), per i 21 ex interinali in mobilità non c'è prospettiva.Dimenticati. Anzi: invisibili, come loro stessi si definiscono. Per essere precisi: gli invisibili della vertenza Rockwool, ovvero 21 persone che hanno lavorato per un decennio nello stabilimento della zona industriale. Dimenticati perché, loro malgrado, appartenenti alla categoria di interinali: in Rockwool hanno operato, con contratto chimico “piccola e media industria”, per conto della ditta Manpower. E invisibili perché, a differenza dei 54 colleghi ex dipendenti diretti per i quali la Regione ha assunto l'impegno di ricollocarli nella società privata Ati Ifras (dopo il primo impegno, disatteso, di stabilizzarli nelle società in house ), per loro non c'è mai stato un minimo tentativo di salvataggio, né un interessamento della Regione o una presa di posizione dei sindacati. Praticamente inesistenti. Ma ora hanno deciso di far sentire la loro voce, far conoscere la disperazione di chi è costretto a vivere con un assegno di mobilità (ottenuto solo andando a bussare alle varie porte) sceso già a meno di 500 euro al mese e prorogato, per ora, solo fino a giugno.RABBIA DIGNITOSA Nei racconti di chi accetta di parlare con nome e cognome (Mario Musa, Giuseppe Corona, Fausto Sanniu, tutti 42 anni, Antonio Pinna 46, Gianluca Deias, 34, Roberto Cabras, di 51, Michele Pinna, 29), c'è la dignitosa rabbia di chi sente di essere stato escluso da una vertenza che sono convinti dovesse includere anche loro. Il perché lo hanno scritto a chiare lettere nella richiesta d'incontro fatta un anno fa all'assessore regionale all'Industria, Alessandra Zedda, senza ottenere risposta: «Fino a quando il personale diretto Rockwool era in cassa integrazione in deroga, quindi ancora con un rapporto diretto con Rockwool, si è pensato che la situazione potesse essere considerata diversa dalla nostra, ma dal momento in cui tutto il personale viene collocato in mobilità, siamo sullo stesso piano». Mario Musa, che come molti altri colleghi deve ricorrere agli aiuti dei genitori pensionati, semplifica il concetto: «L'accordo per la stabilizzazione doveva includere anche noi. Già quello del dicembre 2011, invece nulla. Come continuiamo a risultare inesistenti ora che si parla di Ati-Ifras».ALLONTANAMENTO DOLCE È indirizzata su più fronti la rabbia dei lavoratori: sulla Regione che non li ha degnati di una risposta, sui sindacati e sugli stessi ex dipendenti diretti che li hanno ignorati. «Ci hanno riservato un allontanamento dolce», sentenzia Giuseppe Corona. E Michele Pinna, laurea in Ingegneria ambientale, sposato e in procinto di diventare padre, aggiunge: «Diciamo che rispetto agli altri posso essere considerato fortunato perché mia moglie lavora, ma il trattamento che ci è stato riservato è profondamente ingiusto». Poi la domanda che tutti si fanno: «Cosa faremo se a giugno non rinnoveranno neppure la mobilità?»Cinzia Simbula








"Ciò che non è stato detto sull'accordo del 22 dicembre 2011 (che prevedeva la ricollocazione dei lavoratori diretti Rockwool tra Igea e Carbosulcis, sostituito poi l'anno dopo con l'assunzione nella società per le bonifiche ambientali Ati Infras), è che ci ha definitivamente escluso da ogni tipo di ricollocazione. A questo proposito abbiamo chiesto un incontro con l'assessore Alessandra Zedda, il 10 gennaio 2012, la quale rifiutò in malo modo ("di questi non me ne frega un c...o"). 
Noi riteniamo di aver diritto ad un reinserimento lavorativo, in virtù degli accordi istituzionali sottoscritti, anno per anno, in cui si specifica (art. 2 e 3, accordo istituzionale 6 ottobre 2009) 
che la Regione e le organizzazioni firmatarie degli accordi si impegnano alla gestione dei lavoratori attraverso percorsi di riqualificazione professionale e reinserimento lavorativo, sia in prospettiva dell'attuazione dei singoli piani industriali, sia per le altre iniziative di investimento previste nei diversi territori (vedi bonifiche ambientali).

Tutto questo ci è stato negato, compreso il corso per le bonifiche di cui hanno fruito solo gli ex lavoratori diretti Rockwool, pur avendone noi tutti i diritti essendo inseriti come loro nella linea di intervento 2, cioè "azioni di formazione per le iniziative del territorio".


Scrivendo tutto questo ci mettiamo la faccia personalmente, in un momento in cui l'ipocrisia regna sovrana e si fà a gara per portare una solidarietà che sa più di passerella televisiva, senza indagare veramente le ragioni ed i torti, giudicando per sentito dire, e partecipando ad una distorsione mediatica che rende tutto più  straziante, ma di certo non esattamente conforme alla verità.

Riteniamo sia giunto il momento di reagire alla totale rimozione operata, in questi anni, da una struttura sindacale che decide di strizzare l'occhio solo ad una determinata tipologia di maestranza, quindi dagli stessi lavoratori, da essa in questo caso rappresentati e tutelati, sicuri così di salvaguardare esclusivamente i propri interessi, oltre che dalla politica Regionale."



"Gli eroi ?...Gli Eroi siamo noi, personale con contratto precario, che per 10 anni hanno lavorato in silenzio, presso Rockwool Italia S.p.A., accettando i vari soprusi, sia dei "colleghi" di lavoro che della società e l'indifferenza della RSU e dei sindacati, e che nessuno in 3 anni ha voluto ascoltare. Scrivendo tutto questo ci metto la faccia personalmente, in questo momento dove l'ipocrisia regna sovrana e si fà a gara per portare una falsa solidarietà politico-mafiosa. L'opinione pubblica locale deve sapere tutto questo. Adesso tiriamo avanti, senza lamentarci con stampa e tv , con 480 euro che diventeranno 380 , senza prospettive di lavoro malgrado negli accordi istituzionali si parli di REINSERIMENTO LAVORATIVO NELLE INIZIATIVE DEL TERRITORIO COMPRESE LE BONIFICHE AMBIENTALI
PS: Buon natale a tutti!" (Mario Musa, ex lavoratore somministrato Rockwool)

Della solidarietà operaia: (Lavoratori ex Rockwool dalla lotta alle visite, dall'orgoglio all'egoismo sociale)


"Stamattina abbiamo fatto visita ai ragazzi dell'indotto alcoa, provo una stima profonda nei loro confronti..perchè si sono sollevati in prima persona per tutelare i loro diritti, senza far fare la lotta agli altri stando a casa, per poi rispuntare sotto la guida del pifferaio magico di turno e affermare diritti su eventuali risultati conquistati da altri. Che siano da esempio i ragazzi che ho conosciuto stamattina!!"...diritti su eventuali risultati conquistati da altri. ..diritti su eventuali risultati conquistati da altri. Quindi ogni lavoratore lotta per se e non per i diritti di tutti?

Inutile poi ricordargli che tre anni di presidio senza i loro cospicui ammortizzatori sociali (80% dello stipendio), per un lavoratore somministrato (senza le stesse tutele) sono impensabili ed improponibili, perlomeno se vuole arrivarci vivo... Ma anche volendo è sempre stato tenuto a debita distanza, quasi per paura che il numero degli aventi diritto, alla pubblica riassunzione, diventasse eccessivo. Inoltre bisogna provare di persona l'arte con cui, alcuni (solo di alcuni, ripetiamo) di quei lavoratori, allontanano o tengono lontani gli indesiderati: mascherandosi da eroi poveri, disperati, gentili, duri e puri con gli altri e distillando veleno e falsità, servendosi spesso di personaggi che gli stanno intorno, che con ammirevole costanza seminano bene ed ovunque... In questo modo chi è loro scomodo si guarda bene dal farsi vivo di persona. Ma ci vuol ben altro per annullare l'esistenza e la resistenza di chi ha ragione di essere, di esistere e di resistere! Solo se il sindacato ed i lavoratori conquistano un diritto per tutti i lavoratori, (il territorio e la popolazione), si può parlare di lotta ...altrimenti è solo elemosina o riscatto/ricatto personale!

I lavoratori diretti ex Rockwool hanno murato viva la dignità del lavoro e del territorio!

http://gliinvisibilidellaquestionerockwool.blogspot.it/


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