Palmira di Flavio Favelli al Palazzo del Quirinale per la mostra “Da io a noi: la città senza confini”



Flavio Favelli - Palmira, fatto come piace a noi italiani - murale Civico Mercato Iglesias 2015-2017

Il murale di Favelli del Civico Mercato di Iglesias in mostra al Quirinale!
Dal 24 ottobre al 17 dicembre 2017 il Palazzo del Quirinale ospita per la prima volta una mostra d’arte contemporanea: “Da io a noi: la città senza confini”, ideata e promossa dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, Direttore Generale Federica Galloni e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, e curata da Anna Mattirolo. Per l'occasione è stato ricostruito su cartongesso il murale realizzato ad Iglesias nel mese di Luglio del 2015, in occasione di una residenza dell'artista presso la Scuola Civica d'Arte Contemporanea.

Flavio Favelli - Palmira, fatto come piace a noi italiani - riproduzione del murale realizzato al Civico Mercato Iglesias per la mostra Da io a noi: la città senza confini. Palazzo del Quirinale 2017. Foto Francesca Minini


Il murale ha come tema iconografico il logo del tonno Palmera e la frase, presente nelle confezioni, “fatto come piace a noi italiani”.
Nell’opera la parola Palmera è stata cambiata però in “Palmira”: un palese riferimento alla città siriana, oggi sottoposta agli atti vandalici e criminali da parte dei miliziani dell’ISIS, un sito patrimonio dell'Umanità che, appunto, è stato “fatto come piace a noi italiani”.
Palmira con il tonno condivide anche la condizione di “mattanza” e di specie in via d’estinzione
L’opera ha anche altre chiavi di lettura legate al triste ricordo dell’operazione della multinazionale Bolton che comprò prima il marchio e poi chiuse lo stabilimento sardo, lasciando senza lavoro centinaia di persone, ma anche alla precarietà in cui versano i nostri beni culturali, Pompei ad esempio. La frase “Fatto come piace a noi italiani” è anche un atto d'accusa verso la lavorazione industriale del tonno. Intervenendo sulla parete del Mercato Civico (anch'esso fatto come piace a noi italiani da Ettore Sottsass) l'artista prende una posizione favorevole verso la valorizzazione del Centro Commerciale Naturale, costantemente messo a dura prova dai Centri Commerciali.
Sicuramente ci sono altri livelli di lettura e di significato, in ogni caso l'intento dell'artista non va rintracciato in una sterile provocazione, ma in un invito alla riflessione, sopratutto in un territorio in cui il rapporto tra il logo e la scritta sul muro può essere interpretata anche letteralmente, non solo perché ad alcuni mancano gli strumenti necessari per fruire pienamente di un'opera d'arte contemporanea: a pochi Km (Domusnovas) c'è una fabbrica che ha prodotto e venduto le bombe che stanno seminando morte e distruzione nello Yemen. Del resto Favelli è diventato uno degli artisti italiani di maggior rilevanza a livello internazionale (sono già due le Biennali di Venezia), proprio perché riesce a creare cortocircuiti tra le immagini di largo consumo e le cronache della storia.

Allestite nella Galleria di Alessandro VII e nelle sale contigue, le opere di 22 artisti italiani e internazionali (residenti o spesso attivi nel nostro Paese) - Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, Maurizio Cattelan, Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Adrian Paci, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa, Tobias Zielony - presentano la visione delle odierne metropoli – senza confini e senza centro – sottolineando le potenzialità che animano questi luoghi nella prospettiva contemporanea.

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