Oper(A)zione Fontanamare
(Giuseppefrauallery, con Neuroni Attivi )
Domenica 17 Marzo ore 11.00 Fontanamare.
Prendersi cura del proprio territorio vuole dire anche ammettere quale sia il suo stato reale, condannando ogni forma di ipocrisia che finirebbe per compromettere qualsiasi ipotesi di intervento per lo sviluppo turistico e culturale della nostra costa.
Fontanamare può essere considerata uno degli emblemi del nostro territorio: la bellezza della pineta, delle dune e di una lunga distesa di sabbia bagnata da un mare cristallino, il tutto contornato dal gioioso verde dei nostri colli, contrasta fortemente con l'invisibile inquinamento che contamina da 150 anni questo nostro patrimonio. Sfocia al mare, infatti, il Rio San Giorgio, che nel suo corso raccoglie i veleni delle discariche che attraversa, trasportandoli sino a quello che a prima vista sembrerebbe un mare pulito e cristallino. Metalli pesanti: piombo, zinco, cadmio, mercurio, un inquinamento riconosciuto anche dal Ministero dell'Ambiente, che nel 2006 decise di vietare categoricamente l'accesso alla spiaggia, provvedimento che non fu mai attuato. Seppur oggi sappiamo si stia lavorando (ancora a livello progettuale) per evitare che nel Rio continuino a riversarsi le acque velenose, ci chiediamo perché la bonifica della spiaggia non sia considerata un'urgenza. Per sollevare questa problematica abbiamo deciso, in occasione dello ZDAY 2013, di dotarla della dovuta segnaletica, al momento completamente assente che sarà installata dagli attivisti, vestiti con tute bianche, alla foce del Rio San Giorgio.
In piena estate, l'anno scorso, il Comune di Gonnesa cominciò la costruzione di quello che sarebbe dovuto essere un "chioschetto" sulla spiaggia. A 20 metri dalla riva, venivano depositati più di un centinaio di grossi blocchi di cemento, che sarebbero dovuti servire come fondamenta di quello che si rivelava essere un vero e proprio edificio, seppur in legno. L'indignazione di un buon numero di persone, che indagò un po' più a fondo sulla vicenda, portò alla luce che l'ex Assessore che aveva redatto il PUL, oltre che Consigliere appena dimissionario (ed eccone il motivo), fosse anche il progettista della costruzione.
"Fontanamare e il piombo svanito nel nulla" su Cagliari.globalist
Continua il viaggio nel Sulcis inquinato di Eleonora Di Marino, leggi il suo nuovo articolo su Fontanamare.
Articolo del 11 Marzo 2013 http://cagliari.globalist.it/Detail_News_Display?ID=54729&typeb=0&Fontanamare-e-il-piombo-svanito-nel-nulla
di Eleonora Di Marino
"La
mafia non esiste" era il ritornello con cui negli anni '60 e '70 i
politici democristiani in Sicilia irridevano chi iniziava a sospettare e
denunciare intrecci tra Cosa Nostra e gli amministratori locali, e
"della mafia non bisogna parlare", aggiungevano rivolti ai giornalisti,
avvisandoli che altrimenti ci sarebbe stato un danno all'immagine della
bella Isola che avrebbe allontanato turisti ed imprenditori. Allo stesso
modo, nel Sulcis, "L'inquinamento non esiste". Non è nostra intenzione
deludere le centinaia di fotografi, o aspiranti tali, che sul web ci
restituiscono bellissime immagini della nostra bellissima costa, spesso
rielaborate al computer o con filtri ed applicazioni speciali che le
rendono cartoline da incorniciare: ma non è tutto oro quello che
luccica, anzi, troppo spesso si tratta di piombo, cadmio o qualsiasi
altro metallo, a volte colorato, a volte invisibile.
E'
il caso di Piscinas, una delle spiagge più spettacolari che la Sardegna
possa offrire, con le sue alte dune che se da una parte si tuffano in
un mare d'acqua cristallina, dall'altra penetrano nel verde arburese.
Sette chilometri di sabbia finissima, una visione da mozzare il fiato,
meta di turisti da tutta Europa. Peccato, però, che sia estremamente
compromessa da inquinamento da metalli pesanti: sui tre campioni
prelevati dalle acque, il contenuto di cadmio oscilla da uno a quattro
microgrammi per litro, oltre ogni standard previsto dal decreto
ministeriale. Il problema, già messo in luce dalle associazioni
ambientaliste e dall'amministrazione comunale, ha trovato spazio nei
media locali solo pochi mesi fa, e solo pochi mesi fa sono state fatte
le suddette analisi che hanno messo in luce una situazione drammatica.
"Solo", perché in realtà l'inquinamento risale all'attività mineraria: i
veleni provengono infatti dalla miniera di Casargiu. All'inizio degli
anni '90, con la chiusura dell'ultimo cantiere della galleria ed il
consecutivo distacco del sistema di pompe di eduzione, l'acqua
proveniente dalla falda situata nelle profondità della miniera ha
trovato uno sbocco libero per fuoriuscire liberamente al livello del
piano strada, risalendo 160 m di gallerie. Così i veleni (cadmio,
arsenico, nichel, cobalto, zinco, manganese, ferro) vengono trasportati
per chilometri dal Rio Irvi, ribattezzato dalla popolazione Rio Rosso
per il suo innaturale colore, congiungendosi al Rio Piscinas per
raggiungere il mare attraverso la sua foce.
Non
c'è da stupirsi, ma da indignarsi, visto che le bonifiche dovevano
essere state fatte, ma sono state fatte male, con soldi stanziati per un
sistema di depurazione che ad oggi è perfettamente inutile, perché di
scarse dimensioni: su cinquanta litri d'acqua al secondo provenienti
dalle gallerie, ha la capacità di depurarne a mala pena quindici.
Nemmeno un cartello, intanto, avvisa i bagnanti del rischio: nel maggio
dell'anno scorso veniva fotografata (ed informata) una famigliola di
turisti tedeschi, intenti a fare il bagno nella foce rossa del Rio.
Piscinas
non è certo l'unico sito in cui l'inquinamento compromette le nostre
più preziose bellezze balneari: possiamo citare il paradiso che a
Portoscuso, negli ultimi quarant'anni, non ha potuto che soccombere
sotto il peso dell'inferno del polo industriale e che sopravvive in
piccoli angoli nascosti di pura bellezza, dove pescatori con reti su
piccole barchette, e chi, con canne da pesca dalla riva, pare farlo per
fame più che per mestiere, si aggiudicano un bottino avvelenato dalle
ciminiere che alle loro spalle interrompono il paesaggio e rendono la
visione dolorosamente paradossale.
Ci
sono dei luoghi, però, dove l'inquinamento è davvero invisibile, anzi,
"insabbiato". Si parla di una delle spiagge più belle e frequentate
dell'Iglesiente, appartenente al Comune di Gonnesa: Fontanamare
(Funtan'e Mari). Mare cristallino e sistema dunare anche qui, è
delimitata da una scogliera e dai resti del porto minerario. Pochi
sanno, o pochi dicono, che la spiaggia dovrebbe essere, ma non lo è mai
stata, chiusa dal 2006: è di quell'anno, infatti, il provvedimento del
Ministero dell'Ambiente, che impose all'amministrazione comunale di
vietare la frequentazione della spiaggia, a causa delle elevate
percentuali di piombo, zinco, cadmio e mercurio rilevate dai carotaggi
effettuati nell'arenile per il Piano di Caratterizzazione. C'era di
sicuro da aspettarselo, visto che la spiaggia è stata uno snodo
fondamentale per l'attività mineraria: ecco la presenza di una ex
fonderia, costruita alla fine dell'Ottocento, per la fusione dei
materiali piombiferi e due forni per la calcinazione delle calamine.
Mentre le scorie non venivano mai allontanate dal luogo di lavorazione,
ma abbancate nei pressi e gettate in mare (nere e vetrose, è ancora
possibile trovarne tra ciottoli sulla riva) il minerale veniva imbarcato
nei battelli dal porticciolo della spiaggia e quindi trasportato a
Carloforte. Sempre alla fine dell'Ottocento, per risolvere il problema
dell'eduzione delle acque nelle gallerie della miniera di Monteponi, che
non permetteva la coltivazione del giacimento sotto una certa quota,
venne scavato un tunnel di 4,2 chilometri che permetteva all'acqua di
defluire dalle profondità della miniera per raggiungere proprio
Fontanamare.
Ma
la fonte di inquinamento riconosciuta come più imponente, anche perché
ancora "attiva", è la foce del Rio San Giorgio: esso sfocia al mare dopo
aver raccolto, nel suo corso, i veleni delle discariche che attraversa,
passando per la grande palude "Sa Masa" (una delle zone umide più
importanti della Sardegna e habitat per numerose popolazioni di uccelli,
tra cui un individuo di "anatra marmorizzata", specie della massima
rarità a livello globale, il cui ultimo avvistamento per la Sardegna
risaliva al 1932), anch'essa compromessa non solo per i metalli in
arrivo, con le acque del Rio San Giorgio, Riu Gonnesa e Riu Sa Crabiola,
da miniere come le vicine San Giovanni e Sedd'e Modditzis, ma anche da
un progressivo interramento con discariche d'ogni genere (persino
catrame), in particolare ad ovest del colle di Su Prelau.
Inutile
dire che anche qui oltre a nessuna misura di sicurezza, non è presente
nessun cartello che informi sullo stato di salute della spiaggia,
nemmeno alla foce del Rio, che si ricongiunge direttamente al mare,
tagliando un naturale confine tra la prima piccola spiaggetta ed il
resto di Fontanamare.
Come
si sta agendo? Oltre al progetto di Igea per la raccolta delle acque
dei siti che perciò non si riverseranno più nel Rio, ma verranno
contenute in apposite vasche per essere poi depurate, niente pare essere
stato fatto per la bonifica della spiaggia, in cui i veleni si sono
accumulati per 150 anni, e che continua ad essere aperta e frequentata
sia dai bagnanti che dai pescatori.
Intanto,
c'è chi vorrebbe rilanciarla turisticamente con piani che per fortuna
sono solo teoria: vedi la totale bonifica della palude Sa Masa per la
costruzione di un porticciolo turistico (con la relativa distruzione del
delicato ecosistema), o, per moltiplicare gli accessi alla spiaggia, la
costruzione di strade che andrebbero però a compromettere il sistema
dunare. Per quanto riguarda i piani strategici amatoriali, invece, pare
che i turisti non aspettino altro che la costruzione di enormi alberghi
sulla spiaggia: girano su internet, con tutto l'entusiasmo di una parte
della popolazione, progetti mal photoshoppati di una Fontanamare presa
d'assalto da kitschissimi parassiti di cemento.
Tra
il sogno e l'incubo, progetti che difficilmente (speriamo) troveranno
attuazione. Ma non c'è da stare poi così tranquilli: la politica è
pericolosa quando è ridotta a mera ricerca del consenso, e quando questo
consenso può portare personali guadagni, non c'è scrupolo che tenga. In
piena estate, l'anno scorso, il Comune di Gonnesa cominciò la
costruzione di quello che doveva essere, a detta del sindaco Cocco, un
"chioschetto" sulla spiaggia (e quindi posti di lavoro). A 20 metri
dalla riva, venivano depositati più di un centinaio di grossi blocchi di
cemento, che sarebbero dovuti servire come fondamenta di quello che si
rivelava essere un vero e proprio edificio, seppur in legno.
L'indignazione di un buon numero di persone, che indagò un po' più a
fondo sulla vicenda, portò alla luce che l'ex Assessore che aveva
redatto il PUL, oltre che Consigliere appena dimissionario (ed eccone il
motivo), fosse anche il progettista della costruzione.