Eleonora Di Marino - Opera io (2° capitolo) Bonifiche 2011
Con le mani di janas della signora Francesca, prende il via l'operazione Opera io (2° capitolo) – Bonifiche: dopo aver dipinto a mano una serie di bandiere dell’Europa, raffiguranti al loro interno i confini del Sulcis Iglesiente Guspinese, l'artista le utilizza nell'ambito di azioni volte alla riconquista di un'identità, alla riconversione ed alla conseguente rinascita del territorio. Lo stendardo viaggia attraverso le dismissioni e le velenose discariche minerarie, incontrando di volta in volta i testimoni di quell’epoca, ma anche le professionalità utili al suo stesso superamento. La bandiera diventa simbolo di un sogno di riconversione, presente non solo in ognuno dei 113 siti minerari dimessi, ma anche nelle manifestazioni per l’ambiente e lo sviluppo, e negli incontri performativi istituzionali (come la consegna al sindaco di Torino in occasione di Artissima18).
N°5: Albergo Sartori - Albergo Operaio. In questa occasione, la bandiera viene affissa per segnalare e decretare la possibilità di una riconversione dell'edificio, inaugurato nel 1942 da Mussolini, in passato destinato agli operai scapoli; attualmente in disuso.
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N°4: Discarica mineraria nei pressi della Macro area della Valle del Rio San Giorgio, (Bindua - Iglesias). Testimonial: Gabriele Vargiu, nato a Bindua, ex minatore (perito minerario), fotografo, attualmente impegnato nella messa in atto delle bonifiche ambientali all'interno dell'ente regionale IGEA.
L'origine della discarica |
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N°3: Galleria Anglosarda (Pozzo Sant'Antonio), Macro Area Montevecchio Levante (Guspinese). Testimonial: Luciano Pintus e Angelo Aresti, dipendenti IGEA e guide presso il sito.
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N°2: Rio Rosso, Loc. Casargiu (Pozzo Fais), Macro Area Montevecchio Ponente (Guspinese). Testimonial: Bruno Concas, medico minerario in pensione.
Nel 1991, con la chiusura dell'ultimo cantiere della galleria ed il consecutivo distacco del sistema di pompe di eduzione, l'acqua proveniente dalla falda situata nelle profondità della miniera trova uno sbocco libero per fuoriuscire liberamente al livello del piano strada, risalendo 160 m di gallerie. Di un innaturale colore rosso, per una altissima presenza di cadmio, zinco, piombo, ed altri metalli pesanti, il Rio Irvi è stato soprannominato dalla popolazione "Rio Rosso". Congiungendosi con il Rio Piscinas, raggiunge il mare attraverso la sua foce, minacciando anche le coltivazioni ittiche.
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N°1: Piccalinna, bacino di decantazione, Macro Area Montevecchio Levante (Guspini).
Testimonial: Iride Peis, scrittrice, ex maestra elementare a Montevecchio.
Nella macro area Montevecchio Levante il problema è indotto dall’impianto di trattamento mineralurgico “Laveria Principe Tomaso” della miniera, ubicato ad est dell’omonimo abitato, che ha trattato il minerale coltivato nei cantieri di Sciria, Mezzana, Piccalinna e Sant’Antonio ma anche parte di quello proveniente dalle coltivazioni occidentali. I residui di trattamento sono stati principalmente smaltiti nel bacino di decantazione di Levante, che attualmente ospita circa 4,3 milioni di metri cubi di fanghi. Durante l’esercizio questo è stato periodicamente aperto ed ha riversato i materiali contaminati nell’alveo del Rio Sitzerri, che li ha trasportati per diversi chilometri sino alla foce nello Stagno di San Giovanni. Attualmente i residui minerari sono presenti lungo l’alveo per almeno 16 chilometri dal bacino sterili, con accumuli anche di notevole estensione nelle zone pianeggianti, una superficie complessiva stimata in 2,7 milioni di metri quadri ed un volume stimato in 1,6 milioni di metri cubi. La dispersione dei fini di trattamento nel suolo, stimata su una superficie di almeno 1,3milioni di metri quadri, ha determinato uno stato di desertificazione delle piane agricole a valle del bacino di Levante, con compromissione delle attività produttive agricole e zootecniche, ed una contaminazione dei sedimenti dello Stagno di San Giovanni, dove sono presenti peschiere ed allevamenti di mitili. Le acque acide che provengono dal bacino sterili e dalle adiacenti gallerie minerarie portano in soluzione i contaminanti metallici che vengono così trasportati dalle acque del Rio Sitzerri sino alla foce.
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Sit in per le bonifiche
da L'UNIONE SARDA di Sabato 15 ottobre 2011
Ieri mattina sit-in degli ambientalisti del Sulcis davanti alla sede della Provincia / Fronte contro l'inquinamento: sotto accusa la discarica Carbosulcis e la Portovesme srl
Comitati civici e associazioni ambientaliste chiedono maggiori controlli, monitoraggio dell'aria e bonifiche ambientali. I manifestanti hanno incontrato l'assessore Carla Cicilloni.
C 'è chi chiede maggiori controlli ambientali, chi vorrebbe uno screening sanitario e chi invoca le bonifiche per provare a voltare pagina: ieri mattina, davanti alla sede della Provincia in via Argentiera, movimenti civici ed associazioni ambientaliste si sono dati appuntamento per un sit- in sull'emergenza ambientale nel Sulcis. Cartelli, striscioni (da Mortovesme a Gli indignati di Nuraxi Inquinus ), bandiere e tanta voglia di far parlare di ambiente e salute.
LA PROTESTA I primi ad arrivare sono i “Carlofortini preoccupati”. «Nella nostra isola non c'è nemmeno una centralina di monitoraggio per le sostanze inquinanti - dice Salvatore Parodo - perché noi non rientriamo nell'area ad alto rischio, eppure davanti a noi ci sono le ciminiere di Portovesme: è ovvio che con particolari condizioni di vento, le emissioni arrivino anche a Carloforte. Vogliamo solo sapere cosa respiriamo».
Gli ambientalisti a Carloforte sono davvero preoccupati, tanto da aver commissionato analisi a proprie spese. « I risultati sono sconcertanti - dice Salvatore Casanova - ad esempio abbiamo i valori di cadmio 32 volte superiori alla norma». Anche Nuraxi Figus ha la sua emergenza e infatti ieri mattina le bandiere dell'associazione Adiquas erano in prima fila. «Dal '93, quando è stata istituita l'area ad alto rischio, fino ad oggi ben poco è stato fatto - dice Giancarlo Ballisai, presidente dell'associazione di Nuraxi- abbiamo tante potenzialità nel turismo, nell'agricoltura, ma le bonifiche non partono». Nella frazione gonnesina si contesta in particolare l'innalzamento della discarica Carbosulcis deliberato dalla Regione qualche mese fa.
ANALISI DI LABORATORIO «Vogliamo chiarezza sulle analisi fornite dalla Carbosulcis in seguito ai superamenti - dice Manuela Piras - anche l'Arpas ha messo in discussione il metodo utilizzato e poi sono state eseguite dal responsabile di un laboratorio, indagato per traffico di rifiuti nel processo. Vorremmo chiarezza». Maggiori controlli sulle emissioni chiedono anche da Cortoghiana: «Noi siamo vicinissimi alla discarica della Carbosulcis - dice Adriano Stagno, del Comitato di quartiere - eppure non c'è una centralina a monitorare l'aria». Nel sit-in c'era anche Angelo Cremone, consigliere provinciale di Portoscuso. «Può sembrare una contraddizione - dice Cremone - ma ci sono cose con cui non sono d'accordo: ad esempio i controlli sui fumi di acciaieria, gestiti completamente dalla Portovesme srl che è controllore e controllata». Tra striscioni e cartelli ironici e pungenti spunta anche una bandiera unica nel suo genere: è il Sulcis raffigurato sulla bandiera europea, una creazione degli artisti della GiuseppeFrau Gallery (Eleonora Di Marino).
GLI ARTISTI «Non siamo voluti mancare perché siamo presenti in tutte le manifestazioni in cui si promuove lo sviluppo del Sulcis». Dopo il sit-in i manifestanti hanno incontrato l'assessore provinciale all'Ambiente Carla Cicilloni. « Ci siamo confrontati chiarendo alcuni aspetti - dice l'assessore - innanzitutto sull'autorizzazione alla Carbosulcis la Provincia ha scelto una via restrittiva, autorizzando solo uno degli anelli richiesti dalla società e sollecitando l'azienda mineraria a concentrarsi sull'attività estrattiva. Sull'ubicazione delle centraline di monitoraggio non possiamo intervenire perché sono di competenza dell'Arpas».
Antonella Pani