Relazione del Collettivo GFG al Forum dell'Arte Contemporanea italiana di Prato 2015

























Tavolo F5. Quali docenti? L'esperienza come risorsa 
Quali modalità, eterodosse e coraggiose, si potrebbero attuare per individuare docenti (o “tutor”) per laboratori formativi rivolti ad artisti, curatori e critici? È possibile valorizzare esperienze e competenze di artisti e intellettuali – anche non strettamente appartenenti al sistema dell’arte o da questo riconosciuti – affinché possano dare un nuovo contributo alla cultura italiana?
Relazione del collettivo Giuseppefraugallery/Scuola Civica Arte Contemporanea Iglesias



Criticità
Pensare agli artisti come docenti significa metterli in gioco nella formazione di altri artisti, una pratica che già avviene nei licei, nelle Accademie, nelle Università, in una moltitudine di corsi, workshop, incontri, seminari e residenze in tutto il mondo. Esiste anche una formazione implicita nel fare stesso dell'arte e nei suoi meccanismi di diffusione (mostre, fiere, pubblicazioni, ecc.): l'artista e la sua opera diventano essi stessi maestri, fonte di modelli di ispirazione da seguire o da evitare. Lo scambio diretto di saperi, forme, posizioni, strategie ed esperienze che si genera dai loro rapporti diretti e indiretti, sono parte fondamentale della formazione di un artista. Il problema che si pone oggi è l'alto grado di divisione che si è generato tra il mondo dell'arte (spesso autoreferenziale anche quando aspira ad entrare nel pubblico), ed il tessuto sociale, economico, politico e culturale. Per uscire da questo circuito è necessario ripensare la figura dell'artista (e delle altre figure che vi ruotano intorno), estendendo il suo campo d'azione all'interno della società: il ruolo che potrebbe giocare in questa nuova (ma non inedita) partita è proprio quella della sua natura di formatore, scegliendo come campo quello dei territori periferici.
Organizzare tecnologie didattiche, formative ed innovative per artisti, curatori e critici, è un conto, inserire in queste attività un rapporto con un'utenza più vasta, con l'obiettivo di formarla, informarla e renderla capace di autonomia nel proprio percorso di conoscenza, apre un altro fronte: un fronte dove si può solo vincere qualche battaglia, difficilmente la guerra. Portare avanti un discorso dedicato alla sperimentazione ed alla ricerca didattica sull'arte contemporanea lavorando a stretto contatto con la comunità, nel nostro caso il Sulcis Iglesiente, uno dei territori più poveri e depressi d'Italia, ci obbliga ad una particolare attenzione nel monitorare aree di criticità, se vogliamo trasformare l'intervento formativo in un'azione culturale riconosciuta e partecipata all'esterno, utile sia all'artista che al territorio. In questi anni di attività abbiamo potuto constatare cosa significhi operare mettendosi  in costante relazione con realtà dove s'incontra un altissimo grado di resistenza e ostilità verso l'arte contemporanea in genere, e verso le ricerche più attuali in particolare. Questi atteggiamenti sono dovuti in parte a stereotipi e cattive informazioni, in parte a prese di posizione impermeabili verso azioni formative che possono mettere in discussione stereotipi, opinioni e gusti preesistenti, in parte a lacune proprie del Sistema dell'Arte che, anche in questa sede, cerchiamo di colmare, o perlomeno di capire meglio. Non pensiamo però che al di fuori di chi opera o gravita intorno al sistema dell'arte ci sia il vuoto, che esista un territorio vergine dove l'arte semplicemente non esiste: questo viene colmato da altri piccoli sistemi dell'arte (e quindi tanti altri modi in cui essa entra a far parte della vita e degli interessi di una moltitudine di persone), estremamente strutturati intorno alla pratica amatoriale ed alla cattiva, superficiale, distorta informazione. Quando la nostra Scuola Civica apre un nuovo corso, nell'intenzione di intercettare un target esterno al modo dell'arte, privilegiamo anche percorsi di studi diversi da quelli artistici, ebbene nel 20% dei casi ci troviamo ad accogliere domande di ragionieri, ingegneri, operai, disoccupati, studenti universitari, ecc., che poi si rivelano  artisti, fanno opere e mostre, vincono premi ed hanno un certo numero di estimatori, questo nonostante i loro risultati formali siano assolutamente amatoriali. Intorno a queste pratiche autodidattiche, ricche di poesia, sentimenti, sofferenze, aspirazioni, molto più spesso di  frustrazioni, che denotano comunque un approccio all'arte piuttosto superficiale, c'è un diffusissimo e strutturato sistema che non gravita intorno a quello che in questi giorni partecipa al Forum, ma che segue orbite e dimensioni parallele. Abbiamo portato questo aspetto, apparentemente lontano dal tema del tavolo, per due motivi: il primo riguarda il nostro metodo nel rilevare delle aree di criticità, che consiste proprio nel non sottovalutare il forte rapporto tra questi “altri sistemi dell'arte” con i territori, la politica, i mass media e le amministrazioni locali, arrivando in alcuni casi a rappresentare la forma stessa in cui queste disegnano la loro politica culturale. Il secondo motivo, più direttamente connesso alle azioni da mettere in campo, riguarda gli aspetti e le informazioni che un autodidatta (che ha però deciso di fare un percorso a contatto con addetti ai lavori) ci può dare per capire meglio determinati meccanismi (cattiva formazione, informazione distorta, stereotipi, ecc.). Alcuni di questi monitoraggi ci possono aiutare a rendere efficaci anche le azioni formative mirate a migliorare la performance degli artisti professionisti. All'interno della nostra esperienza  abbiamo potuto assistere alla differenza di apprendimento dell'artista, o aspirante tale, da chi  vuole avvicinarsi all'arte contemporanea per conoscerla e/o frequentarla. Nel primo caso l'eventuale mancanza di talento può essere un ostacolo difficile da compensare semplicemente con le esperienze e le informazioni ricevute durante l'azione didattica, nel secondo queste non solo risultano efficaci, ma riescono ad attivare forme di partecipazione e di espressione che possono maturare anche in una figura attiva con successo nel mondo dell'arte, in alcuni casi, sopratutto se lo studente è ancora giovane, possiamo scoprire anche un buon artista. Una criticità imbarazzante riguarda invece gli studenti che accogliamo nei nostri corsi dopo che essi hanno frequentato il Liceo artistico e l'Accademia di Belle Arti, in cui riscontriamo gravi ed inaspettate lacune rispetto alla conoscenza della storia dell'arte e delle reali dinamiche del sistema dell'arte contemporanea.  In questi certe carenze si sono trasformate in forme di autoreferenzialità e di difficoltà a rimettersi in gioco.  Particolarmente gravi sono quelle degli studenti che hanno frequentato il solo liceo artistico, scuola in cui bisognerebbe intervenire con forti azioni laboratoriali e di aggiornamento.
Creare un contatto diretto tra un artista o un altro protagonista delle vicende dell'arte contemporanea e i nostri studenti è fondamentale, ma è chiaro che se la nostra azione si risolvesse solo in questo non ci sarebbero risultati profondi, mancando alla comunità gli elementi per valutare e rielaborare l'esperienza fatta, e quindi apprendere da essa. Abbiamo quindi ritenuto indispensabile accogliere l'attività didattica dei nostri visiting professor all'interno di una struttura formativa più ampia, che parta dall'ABC attraverso una serie di lezioni e laboratori propedeutici, per la maggior parte volti a sfatare stereotipi e falsi miti. Le lezioni sono mirate ad una rilettura della storia dell'arte che parte dalle origini, cercando di far comprendere i diversi modi ed i diversi ruoli che l'arte e l'artista hanno interpretato nel tempo; abbiamo creato una materia, Teoria della percezione e Antropologia del gusto, per legare l'esperienza dell'arte a quella del proprio vissuto quotidiano; a ciò si aggiungono lezioni sui linguaggi e codici specifici dell'arte contemporanea ed una serie di laboratori, uno dei quali è dedicato alle risorse didattiche 2.0 per l'arte contemporanea, in cui i nostri studenti raccolgono materiali, caricano sul web immagini, ricostruiscono dei veri e propri portfolio degli artisti che ospitiamo, realizzano pagine on-line a disposizione di tutti, contenenti le riviste d'arte nazionali ed internazionali, le gallerie, gli spazi indipendenti, i curatori, ecc. In questo modo cerchiamo di non far arrivare e poi  lasciare nel vuoto le esperienze che artisti, curatori, critici ed altri, portano nella scuola e nel territorio, trasformando la partecipazione in memoria.
A nostro avviso un altro punto di criticità da risolvere è proprio questo: la difficoltà a riuscire a capitalizzare, come azione formativa per i territori e le comunità, gli interventi dell'arte contemporanea che già li vedono coinvolti. Con l'intenzione di produrre opere ed azioni destinate al mondo degli addetti ai lavori, rischiamo di  lasciarci alle spalle persone che, pur essendo state coinvolte, proseguono la propria vita disarmate, senza gli strumenti per capire ed utilizzare concretamente l'esperienza artistica vissuta.




Obiettivi 
Gli obiettivi da portare avanti in maniera più urgente, a nostro parere, sono riassumibili in tre priorità:

1. Individuare strategie e percorsi di formazione ed alta formazione per gli artisti da attuarsi attraverso una serie di esperienze dislocate nei territori, attivando una rete di scambio di saperi che coinvolgano, oltre che figure e personalità significative del mondo dell'arte a livello internazionale, anche  le comunità, le professionalità, gli amministratori locali e le associazioni che vivono nel territorio, rendendoli anch'essi partecipi del processo formativo.

2. Avviare una serie di azioni per la creazione di strutture diffuse dedicate alla formazione permanente.

3. Progettare forme innovative di intervento didattico e corsi d'aggiornamento per gli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado.

Formare gli artisti nei territori, formare il territorio negli artisti. Questo è per noi l'obiettivo da seguire per riallacciare l'arte alla società, la società all'arte. Come abbiamo già detto questo è un ruolo nuovo ma non inedito; inedito dev'essere l'approccio: non è pensabile che questo obiettivo sia portato avanti con l'intenzione di colonizzare territori irrompendo coi nostri codici e linguaggi specifici, se non vogliamo arrivare a forme di scontro avanguardistiche. E' meglio parlare di contaminazione, di scambio di saperi ed esperienze. Per far ciò, è necessario costruire presidi che abbiano una struttura permanente, non sporadica ed occasionale: comunità didattiche e formative che siano inserite, partecipate e riconosciute dai territori. Aprire dei centri (possibilmente messi in rete) non deve significare semplicemente portare gli artisti e gli altri protagonisti dell'arte all'interno di contesti isolati e periferici, ma al contrario aprire canali di scambio di sapere con la comunità, che deve essere necessariamente resa attiva e partecipe in queste esperienze, individuando strategie utili per inserire una parte di essa nel percorso formativo, evitando così di coinvolgerla solo occasionalmente o, peggio, per puro pretesto e folklore. Mettendola cioè in grado di portare il suo contributo e di evolvere nel tempo il suo rapporto con l'arte contemporanea.
Formare ed informare una comunità è necessario non solo per espandere il pubblico dell'arte, ma sopratutto per rendere efficaci le azioni artistiche che mirano a coinvolgerle nella costruzione dell'opera (arte pubblica, sociale, utilizzo di maestranze locali, ecc). L'obiettivo più difficile da raggiungere riguarda il coinvolgimento in formazione degli amministratori locali: poco disponibili a partecipare oltre i processi di organizzazione e di inaugurazione degli eventi, risulta impresa piuttosto ardua riuscire a costringerli a mettersi in gioco, o più semplicemente a trovare il tempo da dedicare alle azioni di formazione. Coinvolgere esperti di fama internazionale che operano nell'Università o ricoprono cariche importanti in Musei ed Istituzioni è l'unica strada percorribile.
Tutti i musei e le gallerie civiche fanno dell'azione didattica uno dei loro punti di forza, ma il coinvolgimento riguarda sopratutto alunni delle scuole primarie: puntare su azioni all'interno dell'Istruzione secondaria, anche con la formazione in aggiornamento dei docenti, è una strada ancora tutta da fare. E' necessario portare l'arte all'interno di questi percorsi: seminari, workshop, incontri, che rendono vive le nostre sempre più numerose residenze, devono necessariamente scendere in campo anche nelle nostre scuole, senza forzare le scarse risorse economiche che gli Istituti hanno a disposizione (agendo magari all'interno di progetti pilota con finanziamenti disponibili su scala nazionale ed Europea).  Costruire centri di formazione permanente, come la nostra Scuola Civica, potrebbe essere un modo per avere a disposizione dei presidi dell'Arte contemporanea in piccoli centri esclusi dal circuito, che sarebbero perfettamente in grado di intervenire in tutti gli obiettivi che abbiamo elencato. Un punto deve rimanere fermo: è necessario costruire un format che metta in campo esperienze e percorsi  significativi, creare una rete di figure del mondo dell'arte (e non solo) di alto profilo, che siano disponibili a mettersi in gioco anche nei territori periferici.

Proposte
  • Attivazione di strutture in rete, diffuse nel territorio nazionale, dedicate alla formazione permanente per l'Arte Contemporanea.
  • Attivazione di un percorso formativo post universitario per la didattica dell'arte contemporanea nei territori.
  • Creazione di un centro di ricerca e di documentazione della didattica per l'Arte Contemporanea.

Post più popolari