Una bandiera dipinta a mano raffigurante il territorio tra le stelle d'Europa - in riferimento al tentativo, tutt'altro che provocatorio, portato avanti dal collettivo Giuseppefraugallery, di candidare il Sulcis Iglesiente e Guspinese a Capitale Europea 2019, ma, più in generale, simbolo della riconversione – viaggia attraverso le dismissioni e le velenose discariche minerarie, incontrando di volta in volta i testimoni di quell’epoca, ma anche le professionalità utili al suo stesso superamento. La bandiera non solo mappa i territori compromessi, ma è presente nelle manifestazioni per l’ambiente e lo sviluppo, e negli incontri performativi istituzionali (come la consegna al sindaco di Torino in occasione di Artissima18).
France
sca, Iglesias, 2011
Iride Peis - scrittrice, ex maestra elementare a Montevecchio
Piccalina bacino di decantazione, Macro Area Montevecchio Levante (Guspini), 2011
Nella macro area Montevecchio Levante il problema è indotto dall’impianto di trattamento mineralurgico “Laveria Principe Tomaso” della miniera, ubicato ad est dell’omonimo abitato, che ha trattato il minerale coltivato nei cantieri di Sciria, Mezzana, Piccalinna e Sant’Antonio ma anche parte di quello proveniente dalle coltivazioni occidentali. I residui di trattamento sono stati principalmente smaltiti nel bacino di decantazione di Levante, che attualmente ospita circa 4,3 milioni di metri cubi di fanghi. Durante l’esercizio questo è stato periodicamente aperto ed ha riversato i materiali contaminati nell’alveo del Rio Sitzerri, che li ha trasportati per diversi chilometri sino alla foce nello Stagno di San Giovanni. Attualmente i residui minerari sono presenti lungo l’alveo per almeno 16 chilometri dal bacino sterili, con accumuli anche di notevole estensione nelle zone pianeggianti, una superficie complessiva stimata in 2,7 milioni di metri quadri ed un volume stimato in 1,6 milioni di metri cubi. La dispersione dei fini di trattamento nel suolo, stimata su una superficie di almeno 1,3milioni di metri quadri, ha determinato uno stato di desertificazione delle piane agricole a valle del bacino di Levante, con compromissione delle attività produttive agricole e zootecniche, ed una contaminazione dei sedimenti dello Stagno di San Giovanni, dove sono presenti peschiere ed allevamenti di mitili. Le acque acide che provengonodal bacino sterili e dalle adiacenti gallerie minerarie portano in soluzione i contaminanti metallici che vengono così trasportati dalle acque del Rio Sitzerri sino alla foce.
Bruno Concas - medico minerario in pensione
Rio Irvi, detto anche Rio Rosso, Loc. Casargiu (Pozzo Fais), Macro Area Montevecchio Ponente (Guspinese), 2011
Nel 1991, con la chiusura dell’ultimo cantiere della galleria ed il consecutivo distacco del sistema di pompe di eduzione, l’acqua proveniente dalla falda situata nelle profondità della miniera trova uno sbocco libero per fuoriuscire liberamente al livello del piano strada, risalendo 160 m di gallerie. Di un innaturale colore rosso, per una altissima presenza di cadmio, zinco, piombo, ed altri metalli pesanti, il Rio Irvi è stato soprannominato dalla popolazione “Rio Rosso”. Congiungendosi con il Rio Piscinas raggiunge la spiaggia omonima,meta per i turisti di tutta Europa, e sfocia nel mare.
Luciano Pintus e Angelo Aresti - dipendenti IGEA e guide presso il sito
Galleria Anglosarda (Pozzo Sant’Antonio), Macro Area Montevecchio Levante (Guspinese), 2011
Gabriele Vargiu - ex minatore (perito minerario), fotografo, attualmente impegnato nella messa in atto delle bonifiche ambientali all’interno dell’ente regionale IGEA. Discarica mineraria nei pressi della Macro area della Valle del Rio San Giorgio, (Bindua – Iglesias), 2011